OMELIA MONS. DI TOLVE – 09/02/2025
RELIQUIE DI CARLO ACUTIS
Carissimi fratelli e sorelle,
sono davvero contento di essere qui con voi per celebrare questa eucarestia, questa quinta domenica del tempo ordinario. Ma per voi è una domenica speciale, come prima diceva il parroco, perché oggi metteremo in maniera stabile le reliquie del beato Carlo Acutis nella vostra chiesa. E voi sapete che il 27 aprile Papa Francesco, nel momento in cui ci sarà il giubileo di tutti gli adolescenti del mondo, dichiarerà che beato Carlo Acutis è santo, cioè in lui vediamo un’immagine viva di Gesù.
E oggi vorrei proprio a partire da quello che conosco di lui, perché Carlo Acutis è originario di Milano. Io sono stato a Milano per 35 anni, quindi so bene dove lui pregava, so bene qual è la sua chiesa, so bene qual è il contesto in cui viveva e mi piacerebbe proprio farvi capire da una parte la vera normalità della vita di questo ragazzo e insieme ciò che era veramente speciale. La normalità era un ragazzo come voi, ma veramente voi lo guardavate e, lo potete vedere nella foto, aveva 14 anni, ma era un ragazzo come voi. Ma questa è la cosa eccezionale che però possiamo vivere anche noi tutti i giorni. Nel momento in cui si preparava la prima comunione ha capito innanzitutto una cosa che ogni volta che veniva proclamata come oggi la parola del Vangelo, lui credeva che fosse rivolta proprio a sé stesso.
Ragazzi, quando vi arriva un messaggio, voi avete chiaro, no, che si stanno rivolgendo proprio a voi? E se questa persona è una persona che davvero vi vuole bene, voi quel messaggio lo sentite? È rivolto proprio a te. Ecco, noi siamo chiamati ogni giorno per questa cosa normale che possiamo fare, eppure è proprio l’eccezionalità. che deve diventare la novità più bella della nostra vita e sapere che la parola di Dio è parola detta a te. E come il Signore parla a te, non ha detto le stesse cose all’altro, può dicendo la stessa parola, perché questo è il miracolo della parola di Dio che a ciascuno dice quello di cui ha veramente bisogno. Ecco, immaginate questa parola del Vangelo detta proprio. E vorrei fare proprio un piccolo accenno. Qui si parla del fatto che Gesù ha iniziato la sua vita pubblica e parte proprio da Cafarnao, perché Cafarnao era il crocevia del passaggio della gente che andava dal nord al sud e dall’est all’ovest, quindi li trovava tutti lì perché lì poi dovevano pagare le tasse, quindi dovevano passare di lì con il loro commercio. Quindi Gesù non va dove non c’è nessuno o un villaggetto come pensiamo noi. Cafarnao era un crocevia di passaggio. Quindi questa è la prima cosa. Gesù va dove c’è tanta gente che passa.
E Carlo, proprio perché sentiva il bisogno di voler raccontare la sua amicizia con Gesù, capì che il crocevia di passaggio dei ragazzi in quegli anni, ma come un po’ adesso, erano i social, era l’internet. E allora in mezzo a tante cose brutte che purtroppo alcuni usano fare tramite i social, come su una carta stampata, come su ogni mezzo di comunicazione, lui cominciò invece a dire parole diverse.
Una di queste scriveva agli amici, gli amici che conosceva, ma anche gli amici che poi tramite internet si incrociavano con lui, l’avete già sentita tante volte. Diceva: “Amici, ma com’è che noi nasciamo tutti originali e rischiamo di morire come delle fotocopie?”. La prima cosa che lui ha capito è che, per il dono della vita, era unico e originale. Uno come lui non c’è. Come sì, come uno, come ciascuno di noi, non ci sarà mai più. Allora vuol dire che tu non sei finito al mondo per caso o per scherzo o per errore, ma per amore.
E allora ecco la prima domanda che lui si è fatto. Signore, perché sono venuto al mondo proprio io? Qual è lo spirito che porto nel cuore? Qual è il messaggio che tu mi chiedi di portare? E la parola di Gesù per e la parola di Gesù per Carlo era la prima parola da ascoltare insieme a quella dei suoi genitori, che era una famiglia che non frequentava la fede, il papà era sempre in viaggio, la mamma si occupava degli altri figli e lui senza incriminare niente a nessuno, però aveva capito che la sua famiglia era il mondo dove loro gli avevano permesso di incontrare Gesù, prima di tutto donando il battesimo. E quando uno riceve il battesimo, ragazzi, la vita di Gesù è dentro di te gratuitamente. San Paolo ce lo dice nella seconda lettura “Io ho ricevuto la grazia di ascoltare la voce di Gesù”. Io che ero lontano e ho avuto questa grazia. E quando è stato battezzato, Paolo ha capito che da quel momento c’era una certezza. Lui è amato dal Signore. Anche se prima era una persona che perseguitava i cristiani, ma lui aveva capito che proprio quell’amore dato da Gesù sulla croce era per lui.
Ecco il primo invito, ragazzi, adulti: non sentiamo Gesù un estraneo, non lasciamolo ai margini della nostra vita. Lui vuole la nostra gioia perché vuole che noi impariamo ad amare. È lì che saremo felici quando impareremo ad amare come lui. La seconda cosa che ha capito e quando ha fatto la prima comunione per lui l’eucaristia, avete il tabernacolo qui in mezzo, era veramente Gesù presente in mezzo a voi. Ma guardate che grazie abbiamo noi cattolici: che crediamo perché ce l’ha detto Gesù, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue donato per voi. Carlo da solo andava in chiesa ad 8-9 anni, il parroco era lì che pregava. Carlo si metteva sulla panca di fianco e fissava gli occhi sul tabernacolo. Il parroco si domandò, il parroco suo è stato il mio rettore insegnato, quindi più volte mi ha raccontato questa cosa e diceva Carlo, ma cosa? Io sto con Gesù, qui c’è Gesù.
Ci domandiamo (non rispondete, ognuno si domanda): ma io credo che Gesù è presente realmente sacramentalmente, sostanzialmente nell’eucaristia? Perché se ci credo, Gesù capite che è con noi, anzi è per noi. Ecco perché allora quando abbiamo sentito la prima lettura di Isaia che parla con Dio e Dio gli dice “Isaia, chi andrà per noi?” Chi andrà a dire a questo popolo che io lo amo? Ecco, manda me! Così risponde Isaia e Carlo capì che Gesù che può fare tutto prima di noi, meglio di noi, più di noi, attenti, per noi eh, ci vuole così bene che non vuol fare nessun bene senza di noi. Cioè, lui ha capito che la vera preghiera non è “Signore fai questo” e poi metti le mani in tasca. “Signore abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di tanto amore, di tanta pace, di tanta fraternità, come posso esserti di aiuto?” Ecco la preghiera da fare, ragazzi.
Gesù ci vuole protagonisti. Voi avete accanto tanta gente che non vi vuole protagonisti, vi vuole fregare. Parte del branco. Fai quello che ti dico io! Dite la verità, a volte ci sono dei gruppi, dei capetti in tanti ambienti dove ti dicono “tu non dire quello che pensi e dì quello che ti dico io!”. Ecco, Gesù non è mai così, nella Chiesa non deve essere così. Ciascuno di voi, unico, irripetibile, è chiamato a comprendere qual è l’amore che può dare nel mondo, qual è la gioia che può dare nel mondo, qual è la bellezza che può dare nel mondo? Proprio tu e tu sei il primo a dire “Ma io non valgo niente, ma io non sono capace di fare niente”. Ecco, Gesù dice “No, no, guarda che io ti ho dato tutto quello che è necessario”. Io non vivo solo per essere felice, ma per rendere addirittura felici gli altri. Questa è la bellezza della nostra fede. Carlo ci ha creduto e nel dialogo con Gesù ogni giorno lo ha vissuto.
Sapete cosa è successo? Quando Carlo è morto si presentarono al funerale, tenetevi forte, più di 500 poveri. Lui li conosceva uno per uno. Ma allora il sentimento di questo ragazzo Carlo, dopo che era stato con Gesù, aveva 13 anni, 12 anni, usciva, comperava del pane, per darlo povero all’altro. 500 si presentarono al funerale raccontando, ma questo ragazzo per anni mi ha aiutato, mi ha detto una parola buona, si sedeva accanto a me sul marciapiede, a Milano! Nessuno lo sapeva. Lui e Gesù sì. Carlo ci ha creduto: ragazzi, ha creduto di essere amato e ha creduto che la sua vita prendeva senso se diventava una irradiazione, una continuazione originale dell’amore di Gesù.
Gesù non ci vuole amare poco. Il suo amore dobbiamo viverlo con tutta la nostra persona, con tutta la nostra natura, perché noi siamo opera sua. Troppe volte noi stessi diciamo “non valgo niente, non sono capace di fare niente, non riuscirò a fare niente di buono”. Magari non te l’hanno detto neanche gli altri, basta non crederci. Credi a colui che con quelle braccia spalancate ti dice: “Ti ho creato a mia immagine e somiglianza e te l’ho data come dono, ma solo tu puoi essere la mia fantasia d’amore sulla terra.”
E noi adulti, siamo incoraggiati, non perché dobbiamo sentirci bene noi o perché in fondo abbiamo delle aspettative. Mmmh, ci siamo capiti? O peggio, quando facciamo i paragoni… Genitori, guardatemi negli occhi, li vedete quando magari vediamo i figli degli altri, cioè voglio amare tuo figlio, tuo figlio, tuo figlio, tua figlia, tua figlia unica ed irrepetibile. dentro di lui, dentro di lei c’è una novità di Dio per te, per questa chiesa, per questo mondo.
E voi ragazzi smettetela di pensare che devono pensare agli altri a rendere migliore questo mondo. Per Carlo era così importante credere in Gesù presente nell’Eucaristia che cominciò tramite internet a informarsi su tutti i miracoli dell’eucaristia nel mondo e costruì una mostra aveva 14 anni circa. Capite che inventiva? Capite che iniziativa? Capite che voglia di dire in ciò che credo? Voglio che tutti lo sappiano.
A volte ci sentiamo un po’ dei falliti, come Pietro che pesca e pesca, eppure le reti sono vuote. Ma Pietro, quando Gesù gli ha detto prendi il largo e getta le reti dall’altra parte della barca, di solito si gettavano sulla parte sinistra e qui Gesù gli dice, “Fai una cosa diversa al largo, però non arriva al largo, e quando accade Pietro dice: “perdonami, perdonami, ho sbagliato a pensare che ero io da solo a fare tutto”, come a volte vogliamo fare noi, ma Gesù gli dice “ora tu sarai pescatore di uomini.” E mi piace questa immagine perché a volte gli uomini vanno a fondo, rischiano di annegare dentro la loro autosufficienza. dentro la loro superbia, dentro la loro arroganza, dentro il loro non avere bisogno di Dio e invece diventano schiavi di tutto e di tutti. Pietro ha capito che doveva continuare a fare il pescatore in modo diverso. Chi è l’amico o l’amica che si è chiamato a raggiungere perché non vada a fondo, perché non stia solo, perché non sia raggirato dagli altri, perché non sia abbandonato, perché non sia isolato? Chi è quell’amico e quella amica che ha bisogno di sentire l’amore di Gesù attraverso di te? Ecco la chiamata come Isaia. Allora diciamo: “Eccomi, Signore, manda me dove vuoi, perché tu mi aiuti a comprendere che in questa vita sono chiamato ad essere il tuo capolavoro.” Ben inteso, eh, sapendo che come Pietro sbaglieremo, ma per Gesù non siamo mai sbagliati. Sbaglio io? Certo che sbaglio, ma lui mi ama. e mi rinnova e mi ridice sempre “io con te ricomincio”.
Ecco, aver fatto esperienza della misericordia di Gesù, della bontà di Gesù, per Carlo fu la certezza che Dio lo amava sempre, ma sempre vuol dire sempre! E in questo trovava la gioia di andare a confessarsi per essere ritrovato, per ricominciare, perché questa era la gioia della vita. Lui mi ama sempre. Questa era la sua certezza. Tutti noi siamo desiderosi di un amore fedele, di un amore totale, di un amore pieno e credibile. Ecco, lui questo amore è Gesù. Crediamo che è presente, che ci parla, che ci incontra e che ci chiede di essere gli uni per gli altri, non vivendo per noi stessi. Sapendo questo, vivendo questo, anche noi cammineremo verso la pienezza della vita che è la santità e che non è una vita eterea. Ognuno di noi è già segnato dalla santità di Dio nel battesimo. Non teniamolo chiuso, non tenere in tasca l’amore che hai ricevuto: spendilo e questo si moltiplicherà molto più dei pesci che Pietro ha pescato. E ha capito così tanto Pietro che ha lasciato le reti piene per una pienezza più grande che è l’amicizia del Signore, ed è quella che auguro a ciascuno di noi.